5 Giugno 2013 hr 7,30 am.
Il nuovo mondo, ora lo chiamano così
il nostro pianeta.
Le parti si sono invertite ... Quello che non
credevamo fosse possibile, ora è reale.
Strane creature sono
salite dall'inferno ed hanno preso possesso del nostro pianeta, ora,
gli ultimi uomini rimasti si nascondono sotto terra e i mostri
camminano tranquilli in una terra che non è la loro.
Tutto per
uno sbaglio, tutto perché un uomo aveva perso la fede ...
Ora devi stare molto
attento quando cammini per strada, perché ciò che i tuoi occhi
vedono non è esattamente la realtà. Dietro una vecchietta che ti
chiede di attraversare la strada, potrebbe celarsi un demone
pericoloso che ti strappa la vita.
Questo ho imparato ieri.
Il mio professore, Daniel
Rossi, mi sta aspettando in salotto, i miei, come tutti i giorni,
sono già usciti, quindi in casa ci siamo solo io e questo uomo che
non conosco per niente.
Sono salita lentamente,
e, dopo quello che ho visto ieri, con me ho portato una croce e un
coltello, lo vedo seduto su una sedia che sfoglia dei libri, mentre
Pelo beve un po' di latte.
“Salve”.
Mi dice alzandosi.
E' molto giovane, ha i
capelli ricci e biondi, una corporatura snella ma muscolosa e gli
occhi verdi, il suo sguardo sembra buono, ma non mi fido comunque.
“Salve, lei è il nuovo
insegnante?”.
Dico lasciandomi alle
spalle la scala e avvicinandomi verso il nostro tavolo di quarzo
nero.
Pelo smette di bere il
latte e mi viene a fare le fusa, stropicciandosi sulla mia gamba, mi
chino e lo accarezzo.
“Si, i tuoi mi hanno
mandato via posta le chiavi di casa, ma non li ho visti questa
mattina”.
Mi risponde lui
invitandomi a sedere.
“Mio padre è sempre
molto prudente, non capisco come possa averle mandato le chiavi di
casa via posta e non farsi vedere … “.
Rispondo io sgarbata
avvicinandomi alla macchina del gas.
“Sono il figlio di un
suo amico”.
Mi risponde lui.
“Ha fatto colazione ?
Lo vuole un po' di caffè?”.
Domando io prendendo il
barattolo del caffè che è sul mobile.
“Va bene, grazie …
Sara”.
Risponde lui aprendo un
libro.
“Ho saputo che stai per
compiere diciotto anni”.
Mi dice sfogliando un
libro di storia.
“Si, ma sono al secondo
anno di università, esco solo per dare gli esami”.
Gli rispondo versando il
caffè nelle tazzine.
“Sei molto
intelligente, tuo padre mi ha parlato bene di te.”.
Mi risponde lui.
Io mi avvicino gli porgo
la tazzina di caffè e il dosatore di zucchero.
“Grazie”.
Mi dice.
Io mi siedo e vedo almeno
tre libri di storia Romana, dovrei dare un esame a riguardo.
Dopo aver bevuto il caffè
lui inizia a spiegarmi e a parlarmi, ma io lo ascolto poco, anche se
sono brava a fingere, la mia testa è altrove, non vedo l'ora di
vedermi con Sam per fare più chiarezza.
Finite le ore di massacro
congedo il mio professore.
“Ci vediamo
dopodomani”.
Mi dice lui raccogliendo
i libri.
“Si, studio ciò che mi
ha detto”.
Rispondo io da brava
studentessa.
L'uomo afferra il
telecomando e apre l'uscita.
“Ragazzina, non
metterti nei guai”.
Mi dice uscendo ed
azionando nuovamente la chiusura.
“E come potrei? Sono
prigioniera qui! “.
Esclamo io, bugiarda.
I miei si portano sempre
dietro il telecomando, io non ne ho una copia, ma questo professore
ne ha una sua … Devo chiedere spiegazioni a mio padre.
Finito di mangiare mi
sono vestita e ho percorso le cloache come il primo giorno ed ho
aspettato Sam vicino al pozzo.
E' arrivato con mezz'ora
di ritardo.
“Scusa Sara”.
Mi dice saltando
dall'altra parte del cancello.
“Figurati … Andiamo
da tuo nonno?”.
Domando io mentre gli
stringo la mano.
“Si, dai, andiamo”.
Dice afferrando il mio
zainetto.
Scavalchiamo entrambi il
cancello e saliamo sul suo scooter.
“Mio nonno non vive
distante da qui”.
Mi dice partendo.
“Sta cominciando a
piovere”.
Esclamo io stringendomi a
lui.
Dopo dieci minuti sotto
la pioggia ed in mezzo ad una Roma distrutta, arriviamo in un vecchio
campo di calcio, Sam parcheggia il motorino, prende lo zaino, mi
afferra la mano , con aria attenta osserva che non ci sia nessuno,
tira fuori un telecomando e pigia un tasto, improvvisamente si apre
un buco nell'erba dove compaiono delle scale.
“Seguimi”.
Mi dice.
Io ubbidisco senza
fiatare, sopra di me il buco si chiude e si accendono tanti faretti
che illuminano la scala, arriviamo in una piccola stanza , il
pavimento è marrone scuro e le pareti sono di marmo, fa freddo, lui
se ne accorge e mi tira la sua giacca, davanti a noi c'è un portone
antico, sembra fatto di ottone, almeno è quello che sembra ai miei
occhi, ai suoi lati ci sono delle colonne stile Ionico fatte di un
marmo marroncino chiaro, accanto alla colonna c'è come un
interruttore, Sam pigia il pulsante e da sopra l'interruttore c'è
una sorta di altoparlante dal quale esce una voce che chiede al mio
amico una parola magica.
“Gerico”.
Dice lui, dopo qualche
minuto la porta si apre.
Ci viene a prendere una
ragazza, avrà la mia età , bionda, occhi verdi e capelli a
caschetto.
“Ciao Sam”.
Saluta lei guardandomi.
“Ciao Agnese, mio nonno
ci sta aspettando”.
Risponde lui afferrando
la mia mano.
“Tu devi essere Sara,
la nuova recluta di Sam”.
Mi dice lei guardandomi.
“Sono Sara, che
recluta?”.
Domando io guardando il
mio amico.
“Tuo nonno sta facendo
ancora lezione, mi ha fatto uscire dall'aula per ricevervi, vado, ci
vediamo dopo”.
Aggiunge lei correndo
via.
Davanti a me c'è un
lungo corridoio, alla fine del quale vi è un grande quadro che
espone un dipinto di Giovanna D'Arco, sotto il dipinto c'è un mobile
basso con alcuni libri sopra e difronte a quest'ultimo c'è un
bancone, dove vi è una strana donna che legge il giornale.
“Vieni”.
Mi dice Sam tirandomi
dalla manica del mio maglioncino rosso.
Lungo il corridoio,
mentre cammino, noto tante colonne uguali a quelle vicino la porta e
poi tante porte.
“Salve Giulia, posso
far fare un giro della scuola alla mia amica?”.
Domanda lui alla strana
signora.
La donna, sulla
quarantina, capelli castano chiaro ed occhi color nocciola, si
solleva dalla sedia, fa il giro del bancone e mi porge la mano.
“Piacere sono Giulia
Coni, guardiana della scuola”.
Io gliela stringo, ma
succede qualcosa, tanto che la donna molla subito la presa, sembra
spaventata.
“Hai portato un vampiro
da noi? Tuo nonno lo sa?”.
Domanda lei sconvolta.
“Io non sono un
vampiro!”.
Esclamo io agitata.
La donna fa nuovamente il
giro del bancone e tira fuori un crocifisso, ritorna da me e mi
chiede di afferrarlo, è d'argento.
Io senza far problemi lo
afferro, non accade nulla.
“Se non sei un vampiro,
allora cos'è l'energia che emani?”.
Mi chiede.
“Io non so di cosa lei
stia parlando signora Giulia, io sono umana … “.
Rispondo io infastidita.
“Giulia, lei è a
posto, posso farle fare un giro?”.
Domanda ancora lui.
“Ok, andate … “.
Risponde lei
riaccomodandosi sulla sedia e riprendendo il giornale.
“Questa è una scuola
Sara, ce ne sono altre così sia qui a Roma sia in altri stati … “.
Mi dice Sam afferrandomi
nuovamente la mano.
“Esistono ancora le
scuole? Cioè io gli esami li faccio sempre in scuole tipo questa, ma
sono vuote, ci sono solo gli insegnanti e mio padre dice che gli
studenti, ormai fanno come me … “.
Rispondo io.
Io ho sempre studiato in
casa e dato gli esami in bunker come quello dove viviamo, in cui,
però vi è solo una stanza dove dare l'esame e basta …
Non pensavo che vi
fossero proprio delle scuole.
“Tuo padre ti nasconde
molte cose”.
Mi risponde lui facendomi
salire delle scale … Scopro che quella è anche una casa, la casa
dove vive Sam con la sua famiglia, ossia, suo nonno.
E' una casa calda quella
di Sam, al contrario della mia. La mia è molto moderna e
padroneggiano i colori bianco e nero, Zenovia è fissata con l'arte
moderna, mentre nella casa del mio amico padroneggia il legno e il
marmo.
Mi fa accomodare sul
divano e mi prepara un cappuccino, poco dopo entra un uomo sulla
sessantina, alto, brizzolato, affascinante, indossa una camicia
azzurra e dei pantaloni blu, le sue scarpe sono sportive e in mano ha
una ventiquattro ore in cuoio, chiude la porta, posa la borsa su un
tavolino in legno grezzo si toglie gli occhiali e dice :
“Buon pomeriggio
signorina, Sam è questa la tua amica?”.
“Si nonno”.
Risponde lui mettendo tre
tovagliette sul tavolo.
“Piacere signore”.
Dico sollevandomi e
stringendogli la mano.
Ha una presa molto forte.
“Accomodiamoci”.
Mi dice sedendosi su una
sedia accanto al tavolo.
Mi siedo anche io e il
mio amico ci da le tazze con il cappuccino.
“Dunque raccontaci un
po' di te ragazzina”.
Mi dice il nonno.
“Mi chiamo Sara, ma di
me ho poco da raccontare signore, non ho idea di dove io sia nata,
dei primi otto anni della mia vita non ricordo nulla, mi hanno
trovata dei poliziotti in Romania, distesa accanto al cadavere di mio
nonno, sono stata portata in uno orfanotrofio e poi adottata da
Zenovia e
Costel”.
Rispondo io sorseggiando
un po' di cappuccino.
“Quindi con buone
probabilità sei nata in Romania?”.
Continua lui.
“Non credo, mio nonno,
di cui non ricordo assolutamente niente, credo fosse di Roma e lo
dico perché spesso mia madre e mio padre discutono per la decisione
di venire qui … Trasferirsi qui”.
Rispondo io.
“Cioè? Spiegati
meglio”.
Mi dice Sam.
“Dicono che è tutto
partito da qui e che per colpa di mio nonno io mi trovo in questa
situazione e che esserci trasferiti qui, da dove iniziato tutto, è
pericoloso, ma non ho idea di che cosa significhi”.
Rispondo io mangiando uno
dei biscotti che Sam aveva messo sul tavolo.
“Cara ragazza, tu mi
ricordi una mia cara amica …Mio nipote mi ha spiegato che non sai
cosa succede là fuori”.
Mi dice pulendosi la
blocca con un tovagliolo.
“No, non proprio, io
esco solo o per dare gli esami oppure per cambiare città”.
Rispondo io.
“Accomodiamoci sul
divano”.
Mi dice sollevandosi
dalla sedia, il mio amico raccoglie le cose dal tavolo e le mette
dentro il lavandino, poi si siede sul divano accanto a me.
“Dunque, cara ragazza …
Dio esiste … Gesù Cristo è esistito, ed era stato mandato per
salvare gli uomini che Satana aveva reso schiavi, ma gli uomini
stessi lo hanno condannato, penso che tu abbia letto la Bibbia e
conosca la storia ...”.
Mi dice accendendosi la
pipa.
“Si …”.
Rispondo io strofinandomi
le mani sulle ginocchia.
“Dieci anni fa, un uomo
ha perso la moglie a causa di una malattia sconosciuta al genere
umano e ha totalmente perso la fiducia in Dio, pensando che fosse
colpa di Dio se la donna era morta, così, essendo un archeologo e un
appassionato di misteri ha iniziato a fare delle ricerche, quest'uomo
lavorava dentro il vaticano, era un fedele servitore di Benedetto XVI
e quindi aveva accesso a tutte le stanze della Basilica eccetto una
stanza nelle cantine, era proibito entrarvi … La Chiesa stava
nascondendo qualcosa, forse era la prova che Dio non esisteva e
quella prova lui la doveva dare al mondo … Dopo anni di studio, una
notte, scende nelle cantine e con un soporifero fa addormentare le
tre guardie che custodiscono la stanza, ruba le chiavi e vi entra …
Una stanza circolare, le cui pareti sono piene di scaffali e libri, e
al centro vi è una spada ed una macchia di sangue che sembra essersi
solidificato. In uno degli scaffali nota un libro dal titolo “La
Bibbia profana” … Si siede a terra ed inizia a leggerlo …
Scopre che Dio e Gesù sono un'antica invenzione di un uomo che
voleva prendere il potere sulla terra, un certo Pietro, che poi
fecero Santo, un impostore … Te la sto facendo breve, una questione
politica , una questione governativa , accordi presi con lo stato per
incassare soldi dei poveri ipotetici Cristiani. Così l'uomo prese la
Bibbia profana e la infilò dentro la sua sacca … Una guardia
improvvisamente riprende, conoscenza e lo assale all'interno della
stanza, l'uomo afferra la spada che era infilata nel suolo e la
estrae , uccidendo la guardia, dettato dalla rabbia.
Corse via da quel posto,
ma presto la polizia, il Vaticano e lo stato lo avrebbero trovato …
Mandò il libro ad un giornalista il quale pubblicò la storia. Così
ci sono stati i primi attentati contro la Chiesa e i Cristiani, così
ci sono state le prime battaglie e poi la guerra, e mentre gli uomini
si facevano la guerra per dimostrare cosa fosse vero, in quella
stanza, mentre il Vaticano stava andando a fuoco, stava accadendo
qualcosa, si è aperta una voragine, dalla quale sono venute fuori
delle strane creature … Altre si sono risvegliate, altre che erano
sempre state con noi sono venute allo scoperto … E in pochi mesi il
mondo è diventato il loro.
Gli Inghețată
sono vampiri molto cattivi che uccidono gli umani per nutrirsi o per
portare a Satana il loro sangue.
Gli Noapte
sono vampiri buoni, pacifici che non si nutrono di noi, ma che
cercano una cura per poter tornare umani.
Gli Ascuțit
sono lupi anche tra loro ce ne sono di buoni e di cattivi.
Poi ci sono i demoni, Sam
mi ha spiegato che ne hai incontrato uno … Da loro diffida sempre,
e fai molta attenzione perché loro molto bravi ad ingannarci …
Sembrano perfetti umani.
I preti vengono bruciati
come si faceva un tempo per le streghe … “.
Io lo interrompo
starnutendo.
“Quindi ora Satana
regna sulla terra?”.
Domando.
“Non esattamente …
Satana può salire sulla terra solo se il figlio di Dio viene
sotterrato”.
Mi risponde ed io non
continuo a capirci niente.
“Ma il figlio di Dio …
Non esiste”.
Rispondo io scettica.
“Dovresti sapere che in
alcuni vangeli si parlava del figlio di Cristo e dei suoi
predecessori … “.
Mi dice lui.
“Si, ma se era tutta
una farsa della Chiesa, anche il resto … Sono cazzate, non credo
che il fatto che ci siamo strane creature sulla terra dimostri che
c'è anche Dio, altrimenti sarebbe venuto lui a salvarci tutti no?”.
Domando io alzandomi.
“No, perché non lo
meritiamo … Per oggi basta così”.
Mi dice lui.
“Come faccio a
riconoscere i buoni dai cattivi?”.
Domando io.
“I vampiri è facile
riconoscerli, nel toccarli sono gelidi … Riconoscere quelli buoni
da quelli cattivi è altrettanto facile … Se è uno cattivo dopo
due secondi che lo incontri sei morto, altrimenti continui a vivere …
I lupi li riconosci perché, rispetto a noi hanno le pupille molto
piccole, quasi invisibili, quindi ti basterà guardargli gli occhi …
Devi stare attenta ai demoni, e qui non posso darti consigli, sono
molto bravi nell'assomigliarci … “.
Mi risponde lui posando
la pipa sul tavolino.
“Si è fatto tardi Sam,
io devo tornare, anche se ho molte domande da fare … Come ad
esempio … Perché i ragazzi possono frequentare scuole come questa
ed io no?”.
Domandai riprendendo lo
zainetto.
“Perché i tuoi
genitori o sono eccessivamente protettivi oppure non si fidano di te
… “.
Mi rispose l'uomo.
“Come fa a sapere tutte
queste cose? E il suo nome ?”.
Domando, non si era
presentato.
“Il mio nome è Tommaso
e so tutte queste cose perché l'uomo che ha causato tutto questo
sono io”
Mi risponde inarcando le
sopracciglia , improvvisamente i suoi occhi grigi si riempiono di
lacrime.
“Vedrà ci sarà un
modo per sistemare tutto”.
Dico io abbracciandolo.
“Ti accompagno a casa”.
Mi dice Sam.
Mentre risaliamo in
superficie chiedo al mio amico dove siano i suoi genitori.
“Nonno lo conosco da
pochi mesi, non sapevo nemmeno della sua esistenza, mi ha trovato
lui, dei miei genitori so solo quello che nonno dice , che mio padre
e mia madre si sono separati quando ero piccolo, avevo circa due
anni. Mamma se ne è andata di casa e poco dopo mio padre è
scomparso, e io sono cresciuto con una sorella di mia madre, fino a
sei mesi fa quando è scoppiato il caos e mio nonno non mi ha
trovato”.
“Tua zia che fine ha
fatto?”.
Domando io, lui abbassa
lo sguardo.
“Scusa mi dispiace …
“.
Rispondo io, capendo che
la donna probabilmente è passata a miglior vita.
“Tuo nonno è ancora
ricercato?”.
Domando ancora, mentre
siamo in superficie.
“No, non lo è da un
bel po' … Ormai lui è un fatto secondario …”.
Mi risponde, poi saliamo
sul motorino e torniamo a casa, prima di andarsene mi ha consegnato
un telefono, dal quale posso comunicare con lui in caso di
necessità.
Sicuramente ci rivediamo
presto.
Per fortuna i miei
genitori non sono tornati ancora, ma devo stare più attenta … E in
ogni caso prima o poi dovrò dirgli quello che combino, sopratutto a
Costel.
Alla prossima …
Vostra Sara